Luca Carboni 'Musiche ribelli' (2009)

L'album raccoglie dieci cover di brani prodotti negli anni '70 da diversi cantautori italiani.

Questa la tracklist:
  1. Ho visto anche degli zingari felici - Claudio Lolli (Testo e musica: Claudio Lolli - da "Ho visto anche degli zingari felici" 1976)
  2. Raggio di sole - Francesco De Gregori (Testo e musica: Francesco De Gregori - da "De Gregori" 1978)
  3. Venderò - Edoardo Bennato (Testo: Eugenio Bennato - Musica: Edoardo Bennato - da "La Torre di Babele" 1976)
  4. Eppure soffia - Pierangelo Bertoli (Testo e musica: Pierangelo Bertoli - da "Eppure soffia" 1977)
  5. Vincenzina e la fabbrica - Enzo Jannacci (Testo e musica: Enzo Jannacci - da "Quelli che" 1975)
  6. Musica Ribelle - Eugenio Finardi (Testo e musica Eugenio Finardi - da "Sugo" 1976)
  7. La casa di Hilde - Francesco De Gregori (Testo: Edoardo De Angelis - Francesco De Gregori - Musica: Francesco De Gregori - da "Alice non lo sa" 1973)
  8. Up patriots to arm - Franco Battiato (Testo: Franco Battiato musica: FrancoBattiato - Giusto Pio - da "Patriots" 1980)
  9. Quale allegria - Lucio Dalla (Testo e musica: Lucio Dalla - da "Com'è profondo il mare" 1977)
  10. L'avvelenata - Francesco Guccini (Testo e musica: Francesco Guccini - da "Via Paolo Fabbri 43" 1976)
I brani in mp3 sono nel player sulla barra qui a destra, ivi comprese le versioni originali, salvo quella di Jannacci, che viene da una registrazione "dal vivo" del 1989, intitolata 30 anni senza andare fuori tempo. Un complimento che pochi meritano.

Memoria musicale

Con le versioni originali, i più giovani potranno farsi un'idea delle differenze. Invece chi ha almeno l'étà di Luca Carboni potrà solleticare il confronto con la propria memoria. Carboni, che era un teen-ager all'epoca (è nato nel 1962), racconta di aver ascoltato queste musiche dal giradischi e dal mangianastri dei fratelli maggiori. Il raffronto tra epoche lo riassume così:
Una volta il nemico era facilmente individuabile, oggi è tutto frammentato, per cui è più difficile che nasca un movimento come quello degli anni Settanta.
Tra il pubblico più anziano, qualcuno maledice il revival commerciale. Tra i cantautori citati, Enzo Jannacci, il cui pezzo Vincenzina e la fabbrica è considerato anche da Carboni come molto difficile, ringrazia per l'esecuzione.
È un brano deprimente e sorridente, e oggi gli occhi di Vincenzina davanti alla fabbrica sono quelli dell'archeologia industriale. Forse oggi Vincenzina vede le fabbriche come in questo video:

Vincenzina davanti alla fabbrica,
Vincenzina il foulard non si mette più.
Una faccia davanti al cancello che si apre già.
Vincenzina hai guardato la fabbrica,
come se non c'è altro che fabbrica
e hai sentito anche odor di pulito
e la fatica è dentro là...
Zero a zero anche ieri 'sto Milan qui,
sto Rivera che ormai non mi segna più,
che tristezza, il padrone non c'ha neanche 'sti problemi qua.
Vincenzina davanti alla fabbrica,
Vincenzina vuol bene alla fabbrica,
e non sa che la vita giù in fabbrica
non c'è, se c'è com'è ?

Gli altri testi (cliccare sui titoli)

HO VISTO ANCHE DEGLI ZINGARI FELICI


E siamo noi a far ricca la terra
noi che sopportiamo
la malattia del sonno e la malaria
noi mandiamo al raccolto cotone, riso e grano,
noi piantiamo il mais
su tutto l'altopiano.
Noi penetriamo foreste, coltiviamo savane,
le nostre braccia arrivano
ogni giorno più lontane.
Da noi vengono i tesori alla terra carpiti,
con che poi tutti gli altri
restano favoriti.
E siamo noi a far bella la luna
con la nostra vita
coperta di stracci e di sassi di vetro.
Quella vita che gli altri ci respingono indietro
come un insulto,
come un ragno nella stanza.
Ma riprendiamola un mano, riprendiamola intera,
riprendiamoci la vita,
la terra, la luna e l'abbondanza.
E' vero che non ci capiamo
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e che non facciamo mai niente.
E' vero che spesso la strada ci sembra un inferno
o una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli.
E' vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.

RAGGIO DI SOLE

Benvenuto raggio di sole, a questa terra di terra e sassi
a questi laghi bianchi come la neve, sotto i tuoi passi stanchi
a questo amore a questa distrazione, a questo carnevale
dove nessuno ti vuole bene, dove nessuno ti vuole male.
A questa musica che non ha orecchi, a questi libri senza parole
benvenuto raggio di sole, avrai matite per giocare
e un bicchiere per bere forte, e un bicchiere per bere piano
un sorriso per difenderti e un passaporto per andare via lontano
Benvenuto a questa finestra, a questo cielo sereno
a tutti i clackson della mattina, a questo mondo gi troppo pieno
a questa strana ferrovia, unica al mondo per dove può andare
ti porta dove porta il vento, ti porta dove scegli di ritornare
A questa luna tranquilla, che si siede dolcemente
in mezzo al mare c'è qualche nuvola ma non fa niente
perché lontano passa una nave, tutte le luci sono accese
benvenuto figlio di nessuno, benvenuto in questo paese.

VENDERÒ

Venderò le mie scarpe nuove
ad un vecchio manichino
per vedere se si muove
se sta fermo
o se mi segue nel cammino

Venderò il mio diploma
ai maestri del progresso
per costruire un nuovo automa
che dia a loro più ricchezza
e a me il successo

Ai signori mercanti d'arte
venderò la mia pazzia
mi terranno un pò in disparte
chi è normale
non ha molta fantasia

Raffaele è contento
non ha fatto il soldato
ma ha girato e conosce la gente
e mi dice: stai attento
che resti fuori dal gioco
se non hai niente da offrire al mercato

Venderò la mia sconfitta
a chi ha bisogno
di sentirsi forte
e come un quadro che sta in soffitta
gli parlerò della mia cattiva sorte

Raffaele è contento
non si è mai laureato
ma ha studiato e guarisce la gente
e mi dice: stai attento
che ti fanno fuori dal gioco
se non hai niente da offrire al mercato

Venderò la mia rabbia
a tutta quella brava gente
che vorrebbe vedermi in gabbia
e forse allora
mi troverebbe divertente.

Ogni cosa ha un suo prezzo
e nessuno lo sa
quanto costa la mia libertà

EPPURE SOFFIA

E l'acqua si riempie di schiuma il cielo di fumi
la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi
uccelli che volano a stento malati di morte
il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte

un'isola intera ha trovato nel mare una tomba
il falso progresso ha voluto provare una bomba
poi pioggia che toglie la sete alla terra che è vita
invece le porta la morte perché è radioattiva

Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
bacia i fiori li bacia e non li coglie

Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale
ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale
ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario
e tutta la terra si è avvolta di un nero sudario

e presto la chiave nascosta di nuovi segreti
così copriranno di fango persino i pianeti
vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli
i crimini contro la vita li chiamano errori

Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
bacia i fiori li bacia e non li coglie

eppure sfiora le campagne
accarezza sui fianchi le montagne
e scompiglia le donne fra i capelli
corre a gara in volo con gli uccelli

Eppure il vento soffia ancora!!!

MUSICA RIBELLE

Anna ha 18 anni e si sente tanto sola
ha la faccia triste e non dice una parola
tanto è sicura che nessuno capirebbe
e anche se capisse di certo la tradirebbe

E la sera in camera prima di dormire
legge di amori e di tutte le avventure
dentro nei libri che qualcun altro scrive
che sogna la notte, ma di giorno poi non vive

E ascolta la sua cara radio per sentire
un po' di buon senso e voci piene di calore
e le strofe languide di tutti quei cantanti
con le facce da bambini e con i loro cuori infranti

Ma da qualche tempo è difficile scappare,
c'è qualcosa nell'aria che non si può ignorare
è dolce, ma forte e non ti molla mai
è un'onda che cresce e ti segue ovunque vai

E` la musica, la musica ribelle
che ti vibra nelle ossa
che ti entra nella pelle
che ti dice di uscire
che ti urla di cambiare
di mollare le menate
e di metterti a lottare

Marco di dischi lui fa la collezione
e conosce a memoria ogni nuova formazione
e intanto sogna di andare in California
o alle porte del cosmo che stanno su in Germania

E dice:"Qui da noi, in fondo, la musica non è male,
quello che non reggo sono solo le parole".
Ma poi le ritrova ogni volta che va fuori
dentro ai manifesti o scritte sopra i muri

Ed è la musica, la musica ribelle
che ti vibra nelle ossa
che ti entra nella pelle
che ti dice di uscire
che ti urla di cambiare
di mollare le menate
e di metterti a lottare

LA CASA DI HILDE

L'ombra di mio padre due volte la mia,
lui camminava e io correvo,
sopra il sentiero di aghi di pino,
la montagna era verde.
Oltre quel monte il confine,
oltre il confine chissà,
oltre quel monte la casa di Hilde.
Io mi ricordo che avevo paura,
quando bussammo alla porta,
ma lei sorrise e ci disse di entrare,
era vestita di bianco.
E ci mettemmo seduti ad ascoltare il tramonto,
Hilde nel buio suonava la cetra.
E nella notte mio padre dormiva,
ma io guardavo la luna,
dalla finestra potevo toccarla,
non era più alta di me.
E il cielo sembrava più grande
ed io mi sentivo già uomo.
Quando la neve scese a coprire la casa di Hilde.
Il doganiere aveva un fucile
quando ci venne a svegliare,
disse a mio padre di alzare le mani
e gli frugò nelle tasche.
Ma non trovò proprio niente,
solo una foto ricordo.
Hilde nel buio suonava la cetra.
Il doganiere ci strinse la mano
e se ne andò desolato,
e allora Hilde aprì la sua cetra
e tirò fuori i diamanti.
E insieme bevemmo del vino
ma io solo mezzo bicchiere.
Quando fù l'alba lasciammo la casa di Hilde.
Oltre il confine,con molto dolore,
non trovai fiori diversi,
ma sulla strada incontrammo una capra
che era curiosa di noi.
Mio padre le andò più vicino
e lei si lasciò catturare,
così la legammo alla corda e venne con noi.

UP PATRIOTS TO ARMS

La fantasia dei popoli che è giunta fino a noi
non viene dalle stelle...
alla riscossa stupidi che i fiumi sono in piena
potete stare a galla.
E non è colpa mia se esistono carnefici
se esiste l'imbecillità
se le panchine sono piene di gente che sta male.

Up patriots to arms, engagez-vous
la musica contemporanea, mi butta giù.

L'ayatollah Khomeini per molti è santità
abbocchi sempre all'amo
le barricate in piazza le fai per conto della borghesia
che crea falsi miti di progresso
Chi vi credete che noi siam, per i capelli che portiam,
noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre.

Up patriots to arms, engagez-vous
la musica contemporanea, mi butta giù.

L'Impero della musica è giunto fino a noi
carico di menzogne
mandiamoli in pensione i direttori artistici
gli addetti alla cultura...
e non è colpa mia se esistono spettacoli
con fumi e raggi laser
se le pedane sono piene
di scemi che si muovono.

Up patriots to arms, engagez-vous
la musica contemporanea, mi butta giù.

QUALE ALLEGRIA

Quale allegria
se ti ho cercato per una vita senza trovarti
senza nemmeno avere la soddisfazione di averti
per vederti andare via

quale allegria,
se non riesco neanche più a immaginarti
senza sapere se strisciare se volare
insomma, non so più dove cercarti

quale allegria,
senza far finta di dormire
con la tua faccia sulla mia
saper invece che domani ciao come stai
una pacca sulla spalla e via...
quale allegria,

quale allegria,
cambiar faccia cento volte per far finta di essere un bambino
con un sorriso ospitale ridere cantare far casino
insomma far finta che sia sempre un carnevale...
Sempre un carnevale.

Senza allegria
uscire presto la mattina
la testa piena di pensieri
scansare macchine, giornali
tornare in fretta a casa
tanto oggi è come ieri

senza allegria
anche sui tram e gli aeroplani
o sopra un palco illuminato
fare un inchino a quelli che ti son davanti
e son in tanti e ti battono le mani.

Senza allegria
a letto insieme senza pace
senza più niente da inventare.
Esser costretti a farsi anche del male
per potersi con dolcezza perdonare
e continuare.

Con allegria
far finta che in fondo in tutto il mondo
c'è gente con gli stessi tuoi problemi
e poi fondare un circolo serale
per pazzi sprassolati e un poco scemi

facendo finta che la gara sia
arrivare in salute al gran finale.
Mentre è già pronto Andrea
con un bastone e cento denti
che ti chiede di pagare

per i suoi pasti mal mangiati
i sonni derubati i furti obbligati
per essere stato ucciso
quindici volte in fondo a un viale
per quindici anni la sera di Natale...

L'AVVELENATA

Ma s'io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni;
va beh, lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il "crucifige" e così sia,
chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato...

Mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante,
mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d' un cantante:
giovane e ingenuo io ho perso la testa, sian stati i libri o il mio provincialismo,
e un cazzo in culo e accuse d' arrivismo, dubbi di qualunquismo, son quello che mi resta...

Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi, chiedo scusa a vossìa,
però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia;
io canto quando posso, come posso, quando ne ho voglia senza applausi o fischi:
vendere o no non passa fra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi addosso...

Secondo voi ma a me cosa mi frega di assumermi la bega di star quassù a cantare,
godo molto di più nell' ubriacarmi oppure a masturbarmi o, al limite, a scopare...
se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie:
di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo...

Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista,
io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista!
Io frocio, io perchè canto so imbarcare, io falso, io vero, io genio, io cretino,
io solo qui alle quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare!

Secondo voi ma chi me lo fa fare di stare ad ascoltare chiunque ha un tiramento?
Ovvio, il medico dice "sei depresso", nemmeno dentro al cesso possiedo un mio momento.
Ed io che ho sempre detto che era un gioco sapere usare o no ad un certo metro:
compagni il gioco si fa peso e tetro, comprate il mio didietro, io lo vendo per poco!

Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende alla sera per un po' di milioni,
voi che siete capaci fate bene a aver le tasche piene e non solo i coglioni...
Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete,
un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!

Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,
mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso
e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:
ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!

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